«Imparate le leggi»: così Madre Francesca Cabrini parlava ai migranti
Il 22 dicembre si celebra la patrona degli emigranti morta 100 anni fa. La prefazione scritta da Papa Francesco alla sua biografia: «Una donna che ha saputo unire una grande carità con uno spirito profetico»
A cento anni dalla morte (avvenuta a Chicago il 22 dicembre 1917) di Francesca Cabrini, santa patrona dei migranti, mistica e donna impegnata per tutta la vita nell’assistenza agli emigranti italiani negli Stati Uniti, esce per Marsilio una nuova edizione di «Tra terra e cielo», il libro di Lucetta Scaraffia che ne ricostruisce la vita. Pubblichiamo la prefazione scritta da Papa Francesco.
Cento anni fa moriva, nell’ospedale per i migranti che aveva costruito a Chicago, Francesca Cabrini. Era in viaggio, come sempre, per visitare le opere di assistenza ai migranti che aveva fondato nei lunghi anni del suo apostolato, e per costruirne di nuove dove c’era necessità. Senza fermarsi mai in un posto, senza tornare mai definitivamente in Italia, ma sempre pronta e sollecita a risolvere problemi, a venire in aiuto dei più bisognosi e dei più soli.
Lo faceva con immensa carità, trasmettendo loro l’amore di Dio, ma anche con grande intelligenza. Quando Leone XIII le aveva detto di rinunciare al suo sogno missionario per occuparsi degli emigrati italiani in America, Francesca aveva obbedito e un mondo le si era spalancato davanti: quello delle centinaia di migliaia di esseri umani che cercavano lavoro e pane lontano dalla propria terra, rischiando in lunghi viaggi spesso pericolosi, in terre sconosciute e ostili. Aveva capito che non si trattava di un fenomeno temporaneo, ma dell’emergere di una nuova epoca storica nella quale la facilità dei moderni mezzi di trasporto permetteva spostamenti di masse ingenti di popolazione, rimodellando così intere parti del globo.